Cucina » Blog Archive » Una carta dei diritti al ristorante

2022-08-20 13:33:08 By : Mr. Jack Wang

È la carta dei diritti del cliente: 25 punti, messi nero su bianco da Leslie Brenner del Los Angeles Times. Niente attese per più di 10 minuti, sempre la carta dei vini in tavola, il cameriere deve trattarci come tratterebbe un vip (no a disparità tra clienti, per intenderci). Regole in alcuni casi assai “americane” (come il “diritto” a non conoscere il nome del cameriere), o tagliate su misura per ristoranti di alto livello. Ma è un’idea che sta riscuotendo molti consensi e il giornale statunitense ha promesso che aggiornerà il regolamento sulla base delle segnalazioni dei lettori.

Ospitalità e orari sono tra i punti fondamentali della carta dei diritti in chiave a stelle e strisce. Il gourmet che si presenta in orario non vuole aspettare per il tavolo che ha prenotato: è compito del ristorante organizzarsi meglio nel caso osservi doppi turni. E poi tempi di attesa più brevi anche tra un piatto e l’altro.

Ma il desiderio di puntualità non va confuso con la voglia di velocità, perché uno degli altri punti inseriti nella carta è la possibilità di gustare il piatto con tutta calma: il cameriere se ne stia alla larga finché le forchette non sono state posizionate nel classico segnale “ho finito”. Insomma, atmosfera distesa, giusta accoglienza, servizio attento e cortese: perché andare al ristorante è un piacere e non un lavoro.

E quello che si mangia? Brenner – che prima di stilare i 25 punti spiega di aver consultato altri gourmet e ristoratori – sancisce di rimandare indietro non solo il vino che non sia in buone condizioni ma anche la bistecca se non è stata cotta come si era chiesto. Spesso un po’ risentite le reazioni degli addetti ai lavori, stando a Mauro Remondino che sul Corriere della Sera ha rilanciato la proposta di Lesile Brenner. “Che bisogno c’è di creare un decalogo di 25 punti noiosi e scontati su come trattare i clienti? Siamo i primi responsabili se sono serviti male e vanno via scontenti”, il commento di Thomas Keller, tre stelle californiano. Non così però lo pensa Donato Poto del “Providence” di Los Angeles che ha contribuito a stendere la carta: “Se hai prenotato per le 8, il tavolo deve essere tuo alle 8”. Insomma, riconosciamo i diritti dei clienti.

E in Italia delle è pensabile una carta come questa? Che cosa condividete e che cosa no? Quale altra regola dovrebbe essere introdotta?

1 – L’ospitalità. Ovvero il ristorante deve essere in funzione del cliente. L’ospitalità c’è quando si ha la sensazione che qualcosa accade per te e non accade a te. 2 – Uguali opportunità. Tutti i clienti devono avere lo stesso diritto al miglior tavolo e all’identico trattamento da parte del personale. No a trattamenti di favore per i vip 3 – Scelta dell’orario. Un ristorante non dovrebbe tenere irragionevolmente liberi dei tavoli imponendo ai clienti di presentarsi all’ora che ritiene migliore per la propria organizzazione. 4 – Saluto di cortesia. Il cliente ha il diritto di essere salutato cortesemente alla porta. Il personale deve sospendere ciò che sta facendo e presentarsi immediatamente a salutare il nuovo arrivato. 5 – Tempo di attesa. Se arrivi in orario, devi avere subito il tuo tavolo. In ogni caso non può esserci un’attesa superiore ai 10 minuti e il ristorante deve provvedere comunque a offrire intanto un aperitivo. 6 – Attesa al tavolo. Se arrivi in orario e il tavolo è libero, devi essere subito accompagnato e fatto sedere anche se il resto dei tuoi commensali non c’è. 7 – Pagare una volta sola. Se prendi un drink al bar, il conto deve essere trasferito su quello del tavolo e non devi essere invitato a pagare separatamente. 8 – Anonimità dei camerieri. Hai il diritto a non sentirti dire il nome del tuo cameriere: la gente non va al ristorante per fare amicizia col personale 9 – Conversazione a tavola. La musica deve essere bassa: non devi essere costretto a urlare per parlare con gli altri. 10 – Lista dei vini. A un pasto tra adulti – anche se donne - non deve mai mancare la lista dei vini. Ma il cameriere deve anche risparmiarti fantasiose descrizione dei vini. 11 – Menu. Hai il diritto a una descrizione semplice del menu e degli ingredienti. Il cameriere non deve dirti ciò che è meglio ma eventualmente i diversi sapori dei prodotti usati 12 – Sale in tavola. Ci sia evitato l’imbarazzo di chiederlo: venga sempre messo in tavola 13 – Acqua del rubinetto. Hai diritto di averla senza sentirti stigmatizzato dal cameriere. L’acqua del rubinetto deve essere filtrata. 14 – Pane. Deve sempre esserci e il cameriere deve riportarlo appena è finito. 15 – Il rifiuto del vino. Hai il diritto di rifiutarlo e di non pagarlo se non è in buone condizioni 16 – Il rifiuto del cibo. Hai il diritto di rimandare indietro una bistecca se non è stata cotta come avete chiesto. 17 – Mangiare insieme. Ogni piatto deve essere servito nello stesso momento a tutti i commensali 18 – Vino: la giusta quantità. Il bicchiere del vino deve essere via via riempito dal cameriere ma non oltremisura. La bottiglia comunque deve sempre essere sul tavolo e puoi servirtela se il cameriere non è attento 19 – I prezzi delle specialità. Il cameriere deve informare sulle specialità e il loro prezzo 20 – Posate. Hai il diritto di vederle cambiare a ogni portata e devono essere adeguate a ciò che stai mangiando 21 – Velocità del servizio. Non puoi attendere più di 10 (massimo 15) minuti tra un piatto e l’altro 22 – Privacy. La conversazione a tavola non deve essere interrotta dal cameriere 23 – Piacere a tavola. Non ti deve essere chiesto “E’ andato tutto bene”. 24 – Niente fretta. Hai il diritto di tenere il tuo piatto finché ciascuno al tuo tavolo non abbia finito e messo le posate sul piatto in posizione “finito” 25 – Come un vip. Se non sei un vip, devi essere trattato come se tu lo fossi.

This entry was posted on Giovedì, Novembre 8th, 2007 at 12:33 and is filed under Questioni di gusto. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

In Italia è già difficile avere 6-7 di questi punti, figuriamoci 25….

Il punto 9 lo integrerei con il divieto assoluto di televisione: NON a basso volume, NON spenta, proprio No televisione

Gent.ma S.ra Cozzella.

Non ho capito bene: nell’introduzione si dice “diritto di CONOSCERE il nome del cameriere” e nel punto 8 “diritto di NON CONOSCERE” il nome del cameriere. Evidentemente uno dei due è un refuso, ma quale? Grazie,buon lavoro e cordiali saluti

Sono entusiasta di questa carta. Molto spesso queste regole non vengono osservate trasformando così il piacere di un pasto servito in una fatica…a pagamento!!

non è vero che in Italia è difficile avere 6-7 di questi punti. Io credo che questa lista sia stata scritta più che altro per ristoranti d’alta classe quindi ad esempio i punti 2 e 25 non valgono per un ristorantino di provincia dove quasi sicuramente non vedrai mai un vip ma non per questo il servizio sarà scadente,(penrsonalmente preferisco i “ristorantini di provincia” piuttosto che quelli ultra costosi dove dopo 400 euro di conto mi fermo al primo kebabbaro a mangiare perchè non sono per nulla sazio…o meglio ancora le vecchie osterie!eheh…) Comunque secondo me i ristoranti del nostro paese siano una della poche cose di cui non possiamo lamentarci…

L’unica cosa veramente da fare in Italia è ABOLIRE la voce “Coperto” insulsa ed assolutamente fuori luogo !

Per il resto la clientela screma da sola l’offerta gastronomica, sappiamo distinguere tra chi ci sfrutta e chi ci OSPITA ancorchè a pagamento, perchè di ospitalità si sta parlando.

aggiungerei: il diritto ad avere un menu da leggere e, nel contempo uno per l’eventuale ospite senza i prezzi.

Grazie Stefano per aver fatto notare il refuso. Il diritto è che NON ti venga detto il nome del cameriere. A voler inserire questo diritto nella carta è in particolare Martha Keller, docente di Ospitalità al Culinary Institute of America a Greystone (Napa). Secondo Keller “le persone non entrano in un locale per fare amicizia col personale”.

Beh, andando più nello specifico di eventuali punti, vederei bene anche che se ogni tanto ti lasciassero il menù sul tavolo (impropriamente chiamato così visto che si tratta della carta delle vivande e non di un menù) dopo l’ordinazione invece di strappartelo di mano come se fosse la cosa più preziosa del locale da proteggere a tutti i costi , non sarebbe male.

Sono ASSOLUTAMENTE d’accordo con giusi, e non solo niente televisione, musica mooolto soft e sala insonorizzata, perchè gridare per farsi sentire oltre il frastuono degli altri commensali non è affatto piacevole. Non capisco perchè la signora Keller è così schizzinosa: chiamare Giovanni invece di cameriere mi sembra molto più gradevole.

Il punto 24 e` sacrosanto ed irrinunciabile; e` assolutamente irritante vedersi sfilare il piatto dal cameriere, mentre altri commensali ancora stanno mangiando, solo perche` si vuole “far lavorare” il tavolo. Personalmente, a fronte di un servizio sgarbato e cafone, in un locale considerato di buon livello, ho reagito andandomene senza pagare.

Secondo me c’è un posto per tutti, frequentando spesso per lavoro posti di vario genere, dal fast allo slow, ho messo la croce su alcuni e le stellette su altri. Certo anche la prima volta dovresti ottenere il miglior trattamento, ma col tempo chi non è capace si circonderà solo di gente che non sa apprezzare indipendentemente dal costo Una cosa che da “cittadino” imparai da mio cugino “campagnolo” quando ai tempi eravamo abituati ad andare per locali e birrerie e venir trattati a pesci in faccia solo perchè si era sui navigli è che tu paghi, quindi hai diritto di far le eventuali e motivate rimostranze del caso, a costo di chiamare i Carabinieri

Alcuni di questi punti lasciano il tempo che trovano e sono proprio pensati per gli americani… Punto 8: non tutti i camerieri si sperticano per dirti il loro nome, ma se lo fanno ben venga, non mi interessa essere servito da un robot. Punto 11: è talmente assurdo che, infatti, è negato dal punto 19. Ovvio che voglio sapere i prezzi, ma anche quali sono i piatti che il cuoco ritiene di saper fare al meglio, e non sentirmi dire che il risotto ai funghi sa di funghi. Punto 16: e per le altre pietanze? Se le vongole sono piene di sabbia o la pasta è scotta non dovrei avere diritto di rimandarla indietro? Punto 21: la velocità del servizio non è sempre sinonimo di qualità. Nei limiti del decente è opportuno aspettare il tempo necessario a preparare un piatto, non a scongelarlo col microonde. Punto 22: e mentre il cameriere aspetta che noi si smetta di parlare di come risolvere la Questione Mediorientale il nostro piatto si congela… Punto 23: anche nei musei si chiede se la visita è stata di gradimento, mi sembra normale dare consigli, critiche o gratifiche a chi mi ha offerto un servizio. Questo non vuol dire che alcuni dei punti non siano validi come quello dell’acqua (da noi ormai l’acqua filtrata viene servita come quella in bottiglia e costa uguale). Per non parlare dell’abolizione del coperto. Tuttavia propongo un nuovo punto che nessuno ha menzionato, il DIVIETO ASSOLUTO di lasciare mance. Usanza incivile sfruttata per pagar meno i camerieri (tanto arrotondi con la mancia). Perché si dovrebbe lasciare la mancia a chi ci serve un piatto di pasta e non a chi ci insegna il 10 canto dell’Inferno o a chi ci fa il pieno all’automobile? (Prima di ricevere strali assurdi sottolineo che ho lavorato nella ristorazione come cameriere/sguattero e so cosa vuol dire ricevere una mancia).

Personalmente inserirei un altro punto. Quando il cameriere serve il piatto sarebbe opportuno che dicesse anche il contenuto; ciò è utile soprattutto quando il piatto è relativamente complesso. Serve a stimolare più i singoli sapori

togliere dalla carta menu, le specialita’ che piu’ volte non ci sono per non essere poi obblicati a scegliere, dei piatti che vengono proposti dal cameriere come se ti facesse una cortesia.Abolire la classica frase dal cameriere-un misto per tutti-,non lascia la liberta’ di un commensale di ordinare quello che desidera ,sentendosi in imbarazzo nei confronti degli altri

E’ davvero pensata per gli USA e sembra voler imporre ciò che imporre non si può: la cortesia, quella sincera e non quella finta; il senso dell’ospitalità. Da noi ci provò, chi se ne ricorda, tanti anni fa il Gambero Rosso con un decalogo il cui claim diceva: hospites sacri sunt. Dissolto nel nulla. Ma, aggiungo, una cosa dagli USA la prenderei: la possibilità di portare il vino da casa e pagare una fee per il servizio. Possibile i ristoratori non comprendano che ciò, non nel brevissimo, ma nel breve-medio, sarebbe vantaggioso anche per loro ?

E’ il festival del lapalissiano. Inoltre non se ne farà nulla… E poi a quando una carta dei diritti dei ristoratori? Ad esempio: 1) Il ristoratore ha il diritto di essere avvisato in caso di disdetta del cliente. 2) Il ristoratore ha il diritto di non accettare clienti con gusti o necessità impossibili se non preventivamente avvisato. 3) Il ristoratore non deve essere insultato…

E ce ne sarebbe. Mi pare un mondo a prova di imbecille, questo, dove l’ovvio, la professionalità la civiltà devono essere sancite da carte dei diritti.

Si vede che è fatta in USA. Provano ad imporre ciò che non si può imporre: la cultura dell’ospitalità. Comunque non arrivano per primi. Tanti anni fa, forse 20 anni fa, ci provò il Gambero Rosso con il decalogo dell’ospitalità il cui claim fu “hospites sacri sunt”. A nulla valse e la cosa si dissolse velocemente. Pur non inserita tra le regole, una cosa però vorremmo prendessimo dagli USA, ciò che loro chiamano BYOB (Bring Your Own Bottle) ovviamente di vino. Si tratta di qualcosa che avvantaggia anche il ristoratore. Fatto è che qui è duro da far comprendere.

Forse la carta dei diritti è necessaria proprio per gli americani in settori dove non hanno una tradizione, cultura, storia da doversi tracciare quello che in alcuni punti è semplice buon senso e buona educazione.

In l’Italia da nord a sud ho trovato che molti di quei punti sono la soglia minima osservata da molti ristoranti con un onesto rapporto qualità/servizio/prezzo.

Leggendo alcuni dei commenti non vedo molte persone prendere anche le parti del cameriere, che a volte viene trattato come uno schiavetto, e senza il minimo rispetto per una persona che lavora e non è li per divertirsi. Io lavoro in un ristorante diciamo sulla media e ne ho visto di tutti i colori; clienti che entrano e non salutano anche se tu li dai il buongiorno o la buonasera, poi senza nemeno considerartisi mettono a sedere dove gli pare e sei costretto a fargli cambiare posto perchè si sono messi su un tavolo risrvato ad altri. O quelli che ti fanno cenno per voler ordinare e puntualmente quando sei li a prendere l’ordine si mettono a chiaccherare o a parlare al telefono senza considerare che ci sono anche altri clienti che vogliono essere serviti senza aspettare troppo. Ma come si fà? Per un pranzo che paghi solo 8 euro pretendere avere anche il massaggino ai piedi, perchè siamo a questi punti mi pare. E cosa diciamo delle belle famigliuole che lasciano i bambini di due o tre anni a girare per i locali e non sai se badare a loro a ai clienti. Avrei un lista lunghissima ma finisco con questo,cosa gli devo rispondere ad un cliente scortese e caffone che alla vista del conto ha il coraggio di chiedere anche lo sconto? Bisogna vedere tutt’e due le facce della medaglia e non difender solo la categoria dei clienti, come non solo quella dei camerieri certo, ma cerchiamo solo di essere gentili e rispettosi delle persone e del lavoro che essi svolgono.

Sono 14 anni che lavoro nella ristorazione,sono chef di cucina e lavoro con molti americani.Queste regole mi sembrano abbastanza ridicole messe per iscritto perche’ i professionisti del settore,che siano piccoli o grandi ristoranti, gia’ le conoscono, e la cosa che mi fa piu’ ridere ,e’ il fatto che siano proprio gli americani che abbiano pensato a queste regole, paese che ha una tradizione gastronomica inutile e una qualita’ di servizio, che anche se efficiente (in alcuni casi),assolutamente priva di sentimento,basata esclusivamente sul fatto “io pago quindi pretendo”.Il problema e’ che gli americani sono dei bambinoni cresciuti e che hanno messo delle regole,in piu’ scontate,giusto per il fatto di potersi lamentare per fesserie delle quali poco conoscono,anche perche’ il massimo della loro libidine sono hamburger e nuggets

La mia sarà anche un’avversione viscerale e spasmodica nei confronti degli americani (o, meglio, nordamericani; o, meglio ancora, statunitensi), ma è innegabile che si tratta di veri campioni dell’idiozia quando si tratta di scambiare apparenza e realtà, tanto da assegnare tre forchette perfino ad un piatto di merda secca, a patto che sia presentata adeguatamente, servita professionalmente e nei tempi giusti, con un bel sorriso discreto e dovizia di pane, sale ed acqua di rubinetto.

Santo Dio, ma siamo impazziti? A me sembra così evidente che non possono esserci regole! Questo maledetto vizio - tutto americano, ma che affascina tanto anche noi - di voler semplificare ogni cosa, squartare ogni magia per proiettarla su una tabella e calcolarne il punteggio, svelarne la ricetta, ricostruirla in laboratorio e poi voilà, liscia e lucida e ipertrofica, rivendercela al posto dell’originale, con un altro sorriso smagliante. E noi che facciamo? Buttiamo a mare i nostri millenni di cultura, gli odori delle nostre taverne, i sapori regionali, le spezie, i dialetti, gli umori, i suoni, le luci, perché?? Per avere un prodottino carino, asettico, smontabile e rimontabile e riconoscibile ovunque e da chiunque nel mondo, l’ennesimo marchio di approvazione sul capo di bestiame, impresso a fuoco sulla nostra pelle dal gourmet vaccaro che cavalca nella prateria, più stupido e incosciente del suo cavallo!

Concordo che questa carta dei diritti è stata scritta principalmente per i locali Americani, ma noto che sono assenti voci che potrebbero (anzi, dovrebbero!) essere introdotto per i locali Italiani, e non solo riguardo la qualità delle pietanze, ma anche la confortevolezza del locale.

Solo ad esempio: -il diritto di avere un tavolo “pulito”, con tovaglia e tovaglioli di cotone freschi di bucato, e non soltanto spolverato dalle briciole del precedente commensale (dal momento che fanno pagare il coperto….) -il diritto di avere a disposizione dei servizi igienici degni del loro nome e non delle “latrine” maleodoranti dove e’ impossibile anche solo lavarsi le mani (sana abitudine prima di accingersi a consumare un pasto) perche’ manca sia il sapone che gli asciugamani monouso. -il diritto di avere le “mezze porzioni” e non doverle pagare per intero : non tutti siamo dei mangioni e per poter degustare meglio un intero menu’ siamo spesso costretti a lasciare parte della pietanza nel piatto. -il diritto di avere un tavolo di dimensioni adeguate e con uno spazio tra noi ed i commensali di altri tavoli sufficiente per evitare spintoni ed altro mentre si mangia. -il diritto di avere la possibilità di appendere cappotti, borse, giacche e quanto altro ci leviamo prima di sederci a tavola, possibilmente in vicinanza del tavolo, o meglio in un guardaroba custodito, senza essere costretti ad ammucchiare il tutto sulla spallliera della sedia (che spesso e’ arrotondata verso il basso) con il rischio di vedere rovesciarsi per terra i soprabiti e le borse. -il diritto di essere risarciti se si subisce un furto od un borseggio all’interno del ristorante (esistono assicurazioni specifiche, ma nessuno le sottoscrive). -il diritto di non essere assediati da venditori ambulanti di fiori, accendini, o gadget di dubbio gusto : fa piacere poter offrire/ricevere un fiore, ma il ristoratore non deve permettere che ci sia un continuo andirivieni di venditori ogni quarto d’ora. -il diritto ad avere (senza penose elemosine) una ricevuta fiscale con la corretta descrizione delle consumazioni effettuate ed il relativo costo.

Dl momento che un pranzo/cena in un ristorante medio costa ormai dai 40 euro in su a persona (non ho idea come facciano alcuni locali sopra citati a far pagare un pasto 8 euro, e non voglio di certo andarci a scoprirlo!!!) ritengo che sia diritto del consumatore poter beneficiare della confortevolezza di un locale, in gradevole compagnia senza dover essere penalizzato da comportamenti scorretti da parte degli esercenti che per guadagnare qualche euro in piu’ ci costringono a scomodita’ da caserma. Quando mi trovo a disagio in un locale, anche se la qualita’ del cibo e’ ottima, ci penso due volte prima di tornarci. Altrimenti preferisco rimanere a casa ed invitare gli ospiti - ci faccio una figura migliore !

Mi scuso per la prolissità del commento, ma volevo dare anche il mio contributo.

I 25 punti sono condizioni necessarie, non sufficienti. Anche perché vengono come al solito dimenticati loro: i bambini. Ne aggiungerei quindi almeno uno: 26. ‘Bimbi OK’: se il cliente ha meno di 14 anni trattarlo con rispetto e come un ospite speciale’. Ho un campione limitato (bimba di 9 anni e bimbo di 6), ma forse abbastanza rappresentativo. Ho capito che i bambini (penso tutti) hanno palati finissimi e odorato da sommelier: sono probabilmente i più adatti a capire la genuinità di un piatto e a degustare esplorando. Nonostante ciò (o forse proprio per questo) al ristorante sono sempre dei clandestini, quasi mai protagonisti. L’argomento per me è scottante, tanto da arrivare a proporre tempo fa a uno del mestiere (Edoardo Raspelli) di mettere a punto una guida gastronomica a misura di bambino o meglio una guida dove i degustatori sono i bambini, non gli adulti. Mi ha risposto con molta gentilezza che non era nei suoi programmi: peccato. Quindi approfitto dello spazio non solo per aggiungere il 26mo punto, ma anche per lanciare la proposta: c’è qualcuno interessato a una GUIDA GASTRONOMICA PER BAMBINI? Si potrebbe chiamarla, che so, la Guida di Michelin….

La carta dei diritti del cliente al ristorante è l’ennesima stupidaggine americana, raccolta con favore, come leggo dai commenti, dai nostri connazionali meno dotati. Queste regole sono eslusivamente per snob frequentatori di locali che come standard normale dovrebbero avere molto di più di ciò che si richiede. In quanto ai camerieri anonimi zerbini versatori di vino e portatori di pane, mi sembra di intravvedere residui di schiavismo bell’e buono. La descrizione dei vini e dei piatti non deve essere effettuata per impedire al classico “sotutto” della tavolata di esibirsi in elucubrazioni e spiegazioni il più delle volte clamorosamente inesatte. Poi ai camerieri si chiede: “Potrei avere un’insalata ricca di pomodori senza pomodori” o “Fruttini gelato senza gelato” e si pretende di essere esauditi, o si riamandano indietro bottiglie di vino perché fa figo dire che sa di tappo… Ma l’uomo che sta in noi ristoratori e nei poveri camerieri ai tavoli, deve azzerarsi per rispettare le 25 regole americane? Io ti rispetto e tu devi fare altrimenti. Altrimenti la prossima volta cambi locale oppure io ti dirò che è tutto prenotato… Ricordate, a tavola come in molte altre cose della vita, spesso che pontifica non sa nemmeno da che parte si comincia. Ciao Ettore

Sarebbe meglio importare il libro dei reclami come c’è in Spagna. Si tratta di un registro bianco con le pagine numerate, in cui il cliente può scrivere quello che a suo parere non gli andava bene.

da più di dieci anni lavoro come cameriere (prima) e sommelier (poi), da più di dieci anni cerco di fare sentire le persone che seguo ai tavoli come se fossero a casa loro; questo vale sia per le mie esperienze in piccole trattorie di provincia sia per quelle in ristoranti di rango più alto. poco mi tange l’idea che qualcuno abbia deciso di metter nero su bianco una lista di cose da fare, perché un minimo di esperienza e di educazione al servizio dovrebbero già bastare a permettere a un commi di media qualità di far sentire chiunque a proprio agio. la bontà del servizio è poi confermata e sottoscritta nel momento in cui un cliente decide di SCEGLIERE di tornare una seconda (o una terza, una quarta,…) volta nello stesso posto. non servono decaloghi o paletti ideologici di questo tipo, perché la forza del “sistema ristorante” sta nella possibilità, da parte del cliente, di SCEGLIERE dove andare. e poi, diciamolo una volta per tutte, i ristoranti europei (italiani su tutti) hanno una gestione e una organizzazione interna assai differenti da quelli americani. così come pure la clientela non è la medesima…

Mi pare che la demenza statunitense stia raggiungendo limiti che la decenza non puo’ piu’ tollerare. un popolo che nel 99 % considera l’hamburger il solo cibo possibile, ec he quando si invitano a cena a casa di uno o dell’altro, prima, passano dal cines all’angolo e comprano una sarta di scatolette di cartone piene di chissacche ‘, non credo proprio che possa ergersi a definire l’etichetta del ristoratore. il fatto e’ che sono abituati a mcdonald e kentucky e si sentono persi in un ristorante normale, dovendo relazionarsi con esseri umani, i camerieri e i cuochi, che, normalmente, sono un paio di gradini piu’ in alto nella loro scala evolutiva. ho un ristorante dove vengono a cena molti statunitensi, da stasera gli chiedero’ di mostrarmi un certificato che attesti il grado di preparazione che hanno in materia gastronomica, prima di presentargli un menu’ pieno di cibi di cui non hanno mai sentito parlare…..altro che descrivere il piatto…..te la do io l’america……ma vaff…..

Alcuni punti li trovo scontati, alcuni altri troppo rigidi come quello sul nome del cameriere. In ogni caso per quanto siamo tenuti a pagare ormai in qualsiasi ristorante di media qualità ritengo che sia un sacrosanto diritto poter usufruire di tale carta e non mi importa se siano gli americani ad averla scritta. Qui ho letto parecchi interventi da parte di ristoratori che ovviamente difendono la categoria ma da cliente affermo che non sempre la situazione è quella da loro tanto decantata. I tempi d’attesa talvolta sono vergognosi, i piatti talvolta vengono tirati via che manco hai finito, i camerieri che continuano a ronzare attorno al tavolo in attesa che posi la forchetta. POI sono d’accordo anche con chi parla del dovere del cliente al rispetto e soprattutto sulla capacità di gestire i propri figli che non devono scorrazzare per tutto il ristorante con la scusa che poverini, sono bambini. E’ Vero, sono bambini ma i genitori non lo sono e se non li sanno gestire se ne stiano a casa a vedere l’isola dei famosi.

In un ristorante dove lavorano dei professionisti, sia questo osteria o galleria d’arte, il cliente sta bene; il cameriere saprà individuare la tipologia di cliente che ha difronte e si comporterà di conseguenza essendo presente se gradito o diafano osservatore nell’altro caso, conosce ciò che serve sia negli ingredienti che nelle modalità di cottura, e cosi di seguito come pure lo chef conosce i tempi medi per la consumazione del piatto da lui preparato e non ti costringe ne all’imbuto ne al sudoku. Detto ciò ritengo che la libertà del cliente finisca dove comincia quella del ristoratore (ristorante nel suo complesso). Chiunque è libero di frequentare i locali che vuole, queste 25 regole, alcune anche giuste ma inutili come tali, porterebero ad una standardificazione dell’offerta, non è così che un settore difficile come la ristorazione può crescere ma lasciando spazio alla cretività e l’innovazione il tutto, ripeto, svolto con professionalità, buonsenso (ed educazione). grazie.

Perché i giornalisti non imparano l’italiano? Cosa e’ un decalogo di 25 punti? Comunque, per commentare l’articolo: c’è proprio bisogno di una carta dei diritti? Non basta il buon senso? A me sembra che alla gente piacciano proprio le regole scritte, e allora dov’è un bel “decalogo” sul comportamento dei clienti, dei cassieri, dei cuochi e dei lavapiatti? Fatevi meno pippe (mentali naturalmente)!

Credo che il cliente sia il miglior giudice della qualità del cibo e del servizio. Se torna vuol dire che si è trovato bene e che ha pagato il giusto; quindi nessuna carta del servizio.

non la trovo una cosa utile, mi sembra un modo per uniformare i ristoranti. il divertimento sta anche nel provare ristoranti diversi, anche perchè non abbiamo tutti gli stessi gusti (fortunatamente!!!!)

Gli americani sono tristissimo; Mettono regole scritte anche per i piaceri della vita….Arriveranno prsto le regole su come fare l’amore… un commento: andiamo nel resto che ci piace, non siamo tutti uguali come gli americani

Il fatto che molti di questi punti sono naturalmente attesi da un qualunque frequentatore di ristoranti, di alto o di basso livello che siano, non rende necessaria l’esistenza di una lista di regole. Io mi accontento di poter giudicare, di fare le mie considerazioni. E poi, a dirla tutta, non credo che in Italia ci sia la necessità di questi punti. La ristorazione medio/alta, quella cioè da cui ci dobbiamo aspettare la piena realizzazione di questi punti, è a un ottimo livello. E non ha mai avuto bisogno di regole scritte.

…ho lavorato come cameriere e, spesso, il problema non era tanto “rispettare” il cliente e, giustamente, considerare le sue esigenze quanto conciliare queste con l’organizzazione e vi dico che non sempre era semplice. Altre volte il problema (interiore) era mantenere una discreta professionalità anche con clienti che non davano alcun rispetto. non credo nei decaloghi ma nel buon senso delle persone….bisognerebbe discutere di quello!!!

Il c.d. decalogo (in realtà 25qualogo) non è altro che l’espressione della consapevolezza che il consumatore - senza il quale i ristoranti non esisterebbero - ha dei diritti, e che i gestori devono mirare alla professionalità. Tatiana ha ragione: anche in Italia ci vorrebbero delle regole cui attenersi, cominciando dalla pulizia dei servizi igienici, spesso disgustosi o approssimativi, e continuando con tovaglia e tovaglioli puliti (che paghiamo col coperto). E perché non vietare di esporre i vini sui tavoli o di tenerli sulle mensole del bar o vicino ai forni, dove di ossideranno e ci verranno servite in condizioni di imbevibilità (nonostante un profitto medio del ristoratore del 500%)?. Infine, perché tanto americanismo? Chi ha visitato gli USA saprà che sul posto, le classi medie hanno ormai scoperto la buona tavola e non se ne privano. Quasi dappertutto è possibile mangiare con circa $30 a testa, ed il servizio è ottimo. Se siete davvero convinti che tutti gli Americani si nutrano da McDonald’s, approfittate del cambio favorevole e fate un viaggetto. Sarete (piacevolmente) sorpresi.

..io non vado spesso al ristorante, ma quando vado la maggiorparte dei 25 punti non viene sempre rispettata. Sono d’accordo con il punto n. 8, lo so che non vado al ristorante a fare amicizia, ma a me personalmente sapere il nome di chimi offre un servizio mi farebbe piacere, se non vogliono dirlo possono sempre mettere dei badge attaccate alla divisa, come si fa nella maggiorparte del mondo.!

In Italia potremmo cominciare con:

1) No tv e musica bassa 2) Spazio tra i tavoli 3) Bagni puliti e funzionanti 4) Via il coperto 5) Menu’ veri, evitando il solito “spiacente questo e’ finito” 6) Ricarichi umani sui vini 7) Attaccapanni per tutti 8) No alle tavolate nei piccoli locali 9) No alle attese interminabili tra una portata e l’altra 10) Scaglionare i turni per consentire a tutti di godersi la cena con calma

mi piacerebbe intanto sapere cosa c’e’ nel piatto: quali piatti contengono ingredienti di origine animale e quali no. Questo perche’ ci sono tante persone vegetariane o vegane che vorrebbero poter andare in un ristorante e ordinare senza dover fare il terzo grado al cameriere. E se poi i ristoratori tenessero anche conto delle esigenze dei clienti veg non sarebbe malvagio, …e anche loro ci guadagnerebbero

adottare questi criteri sarebbe il minimo per i ristoranti italiani. farebbe bene a noi italiani quanto agli ospiti stranieri Anche i clienti dovrebbero essere più educati ma questo è un’altro tema. a N.Y. sono stata bene e si possono scegliere diversi livelli.Mi sono trovata benissimo anche nei ristoranti dei musei che sono spesso deliziosi.

Credo che il sig. Massimiliano sia un imbecille, nel senso etimologico di “carente”. Ho 2 figli e non ho televisore, per cui l’isola dei famosi può guardarla lui anche per me. Spero di non trovarlo né al ristorante né altrove perché immagino sia un insopportabile e poco fantasioso osservatore di regole, per gli altri soprattutto, e rivendicatore di puntigliosi diritti di sua esclusiva spettanza. Non faccio il ristoratore e nella vita ho trovato ottimi locali e solenni fregature. Inutile dire quali mi hanno visto tornare… Certo se la scelta si basa sulla moda o su altre necessità mondane e non interiori, si può pretendere che i locali rispondano a regole eterodirette invece che all’estro e all’impegno del ristoratore.

avete l’orologio avanti di un’ora

Da dove è sbucato fuori questo “decalogo”? Queste sono le regole basilari della ristorazione e venivano insegnate a scuola quando frequentavano i camerieri della “vecchia” leva. Questa, secondo me, non dovrebbe essere chiamala la “carta dei diritti al ristorante” ma “carta di comportamento con buonsenso al ristorante”

A me basterebbe non dover aspettare sulla porta che qualcuno si degni di dirmi se c’e’ posto o di indicarmi il tavolo. O di poter scegliere con calma i piatti e non sentirmeli dire a voce senza sapere il prezzo costringendomi a scegliere anche in fretta. che si blocchino tutti gli ambulanti che entrino e che se sto discutendo con li mio ospite non mi si interrompa per chiedermi se voglio il caffe, faccio io un cenno al cameriere che deve stare sempre all’erta. ma si sa che in italia ognuno fa come gli pare, e mi tocca andare alla scoperta dei posti, prendere la fregatura, e pagare pure prima di scoprire che un dato posto non va bene!

Ci serve il buonsenso, come ha giustamente fatto notare il sig. Lucio. Ci serve il buonsenso, educazione, e rispetto. Sono tutte qualità che si stanno perdendo in favore di semplici regolette, decaloghi e carte dei diritti, che dicono molto semplicemente “questo si, questo no” senza però spiegarne il perchè. Baggianate simili sono per gli americani che tengono il cervello spento; l’Europa e l’italia si stanno facendo tentare da questa enorme deresponsabilizzazione, anche nelle piccole cose che per me sono OVVIE, come andare al ristorante muniti di buon senso ed educazione.

Però, è vero… l’educazione non la puoi comprare…

io scusate di mestiere faccio il cameriere e dite a quella signora … che se anche non mi chiama per nome sono un uomo di fiducia… se il pesce non e fresco non lo consiglio se i porcini non vanno bene sono il primo che lo dice al cliente magari con molta educazione e poi come si fa a stabilire quando e il momento di fare arrivare una portata . dite a quella signora che ci sono i tempi di cottura cioe quel tempo stabilito dal cuoco per cucinare un cibo che se si sorpassa ne deriva il gusto del piatto (pasta scotta o troppa al dente bistecche ben cotte al posto che al sangue).inoltre il vino dopo che viene presentato viene fatto degustare al cliente e se presenta dei difetti (sa di tappo ,spunto o e liquoroso viene subito cambiato senza finire nel conto poi per evitare di fare misti e un altro punto dove il cameriere capisce la situazione dei clienti e sopratutto la stuazione del cuoco in cucina spesso da solo trovando la scelta migliore per accontentare tutti in modo piu veloce ….inviterei la signora a lavorare una settimana con me ..piu la festa e grossa e piu si lavora compreso sabato e domenica vedrete che scrivera un decalogo per la gente per come si fa shopping corretto

A proposito dell’acqua del rubinetto, quasi tutti i ristoranti in Italia, l’acqua minerale naturale ordinata ti arriva con la bottiglia già aperta.

Spesso l’acqua sa di “rubinetto”…

In altri paesi, te la aprono a tavola…

le regole sono quelle del buon senso , non vanno scritte , ognuno di noi le sa compreso i ristoratori .

Ma a un decalogo con i diritti dei camerieri - che alla fine devono sempre mediare fra le richieste del cliente e l’organizzazione (spesso non troppo organizzata) della cucina - non ci ha pensato nessuno?

Tutti avete ragione in fin dei conti. Il buon senso e la giusta misura va bne sempre. Un discorso a parte invece merita una risposta diversa. Mi riferisco a quello che ha detto Annalisa da carrara riguardo i bambini. Qua le mezze misure e il buon senso non hanno spazio. Per gioia di tutto il resto del momdo, e intendo per il ristoratore, per i camerieri, per i “clienti”, ormai lo sanno anche le mura….i bambini spesso si trovano dappertutto. Sotto i tavolini, sotto i vassoi, nei corridoi, sberciano… se i genitori glielo permettono. Ma è mai possibile!!!! Quindi, l’unica conclusione è che qualunque genitore deve organizzarsi per lasciare i bebè a casa. E questo è possibile. Punto 26 ” Bimbi KO”

bisognerebbe prendere un po meno sul serio tutto. andare al ristorante deve essere un piacere, tanto piu che paghi. io parlo da entrabi i lati oggi infatti ho creato una struttura che rispone alla maggior parte di questeregole, che mi sembravano infatti scontate. credo per che la risposta migliore sia quella di non tornare piu in un locale dove ci si è trovato e trattati male. semplice e quanto mai chiaro. saluti da napoli

Non sarebbe male creare anche una carta dei diritti per chi lavora al ristorante. Che dire di quei clienti che quando entrano non solo non ti salutano ma non ti degnano nemmeno di uno sguardo? Personalmente a quel genere di persone, e ce ne sono, ve lo posso garantire, direi che non c’è posto. Ma siccome gli stessi vanno a sedersi senza nemmeno chiederti dove possono farlo non ti rimane che trattarli come meritano.

Se ci sono ‘diritti’ ci dovrebbero essere anche doveri. In primo luogo il doveroso rispetto da parte dei clienti per il personale di sala; i camerieri sono ‘al servizio’ e non i ’servi’ della clientela. Un piccolo ‘ per favore’ e ‘grazie’, oltre che doveroso, e’ un’ottima tattica per assicurarsi la considerazione del cameriere e conseguente miglior servizio. Oggi, disgraziatamente, gl’imperativi sono spesso le forme piu’ usate quando si richiede qualcosa al cameriere. Alle volte ci sono clienti che si sbracano sulle sedie come se fossero sdraie da spiaggia, rendendo praticamente impossibile muoversi intorno al tavolo. Farebbe bene rammentare che, come le formiche, anche i camerieri, nel loro piccolo , s’incazzano. E di brutto. Chiedere al cameriere se il pesce e’ fresco o, piu’ genericamente, com’e’ qualcosa ( cioe’, se sia buona o meno ) e’ una forma d’imbecillita’ tipica di chi possieda il cervello di una vongola. A meno che il cameriere non stia perseguendo una vendetta personale nei confronti del titolare, la risposta non puo’ essere altro che ‘freschissimo’ o ‘buonissima’. Ordinare una cosa per volta ( e farlo ripetutamente ) e’ uno scassamento immane che costringe il cameriere a continui andirivieni allo stesso tavolo a totale detrimento del servizio in genere. Aspettarsi che la cucina modifichi l’intero menu per esaudire i capricci di commensali schifiltosi e poi immusonirsi se cio’ non e’ possibile - come se si trattasse di un caso di lesa maesta’ - puo’ essere solo segno d’immaturita’ ed egoismo nonche’ totale mancanza di considerazione. Chi va al ristorante va’ si per mangiare - e mangiare bene -, ma anche per avere una piacevole esperienza; questa e’ soggetta alla qualita’ del cibo, al servizio, all’ambiente e all’atmosfera del luogo che, in linea di massima, e’ influenzata dalla presenza e livello d’educazione degli altri commensali. Ma - e soprattutto - anche da come uno si sente al momento. Aspettarsi dal ristorante ed il suo personale un trattamento imparziale nei confronti di tutti, e’ a dir poco infantile; non esiste sulla faccia della Terra un cameriere o proprietario che non riservi un trattamento di favore a chi frequenta regolarmente e, ancor piu’, spenda bene e sia solito lasciare mance principesche. Accettiamo la realta’: i ristoranti sono attivita’ a fine di lucro. Il proprietario vuole piu’ clienti ( e clienti buoni ) quindi tende ad ammassare senza pensare troppo alle conseguenze; il cameriere si prostituisce con vigore al cliente che elargisce una mancia propiziatoria prima ancora di sedersi. Aspettarsi perfezione ( quasi assoluta ) quando si va’ al ristorante solo perche’ si paga, e’ come essere convinti che si abbia il diritto alla felicita’ nella vita. In ogni caso, la ricetta vincente potrebbe essere la seguente: orbita nell’ambito dei ristoranti che conosci; vacci in buona compagnia; sii civile con chi ti serve, perche’ mentre tu ti diverti, lui sta lavorando; mangia quello che veramente ti piace e fallo con gusto e concentrazione; sii conscio dei tuoi diritti, ma non scassare troppo; smicia la gente che ti sta intorno e goditi l’atmosfera; paga e lascia la mancia; togliti dai coglioni in tempo debito e ringrazia Dio che hai i soldi per fare tutto questo. Amen.

non mandare mai indietro niente perchè un cameriere, non era proprio un professionista, mi disse tanti anni fa che quando c’è il rientro del piatto non cucinato come volgliamo ritorna indietro con, purtroppo, sputi ed altro non sto a descrivere per i sensibili di stomaco e questo lo fa la stragrande maggioranza dei ristoranti: infatti un collega mi raccontò che suo padre, cuoco in un grandissimo albergo ,consigliava di mangiare solo bistecca ai ferri e personalmente conosco persona impiegata in queste grandi strutture che, capita,raccattino dai secchi cose già buttate etc. etc. occhio non vede cuore non duole

Scusatemi tutti ma lo devo dire: mi pare proprio una C…..

salve a tutte/i , il decalogo secondo il mio punto di vista vale per il mercato americano, dove per esperienza professionale ho potuto constatare che non esiste una preparazione professionale di camerieri, infatti vengono da molti settori la maggiorparte sono studentesse o casalinghe dove riescono a portare a casa dopo una giornata di lavoro circa $150 fino a $250 solo di ‘tips’ mance oltre al salario base di $2.50 l’ora lorde. in italia c’e’ un sacco di gente che va al ristorante,pizzeria .o trattoria e dopo avere mangiato e stato bene pur di non lasciare la mancia al cameriere ,si alza e va a pagare alla cassa!!!! Una volta un amico mi racconto’ che era a New York , e il cameriere lo rincorse fuori poiche’ non gli aveva lasciato la mancia,’gli disse cosa ti fatto di male per non lasciarmi la mia mancia!!!! questo e’ il mio salario signore!!! COSA DO DA MANGIARE A MIEI FIGLI STASERA se tutti i clienti sono come lei!!!! VI RAMMENTO CHE IN america la mancia e’ obbligatoria e va da un mimino del 15% in presenze di pizzerie o osterie per ristoranti medio-e di qualita’ superiori 2, 3 stelle la mancia e’ pari al 20% della spesa finale se non oltre, quindi su un conto di 100 euro si dovrebbe aggiungere 20 euro di mancia per il servizio . sono d’accordo di togliere la voce odiosa che solo in italia esiste ovvero il coperto, senza dimenticarci che a venezia mi hanno fatto pagare anche il servizio del 15% ECCO QUESTO SI’ CHE E’ UN TORTO. COMUNQUE SIA IN ITALIA ABBIAMO UNA VASTA SELEZIONE DI RISTORANTI PER TUTTI I GUSTI E PER TUTTE LE TASCHE,BISOGNA SEMPLICEMENTE USARE UN PO’ DI BUON SENSO QUANDO SI VA’ A CENA, POICHE’ NESSUNO E’ PERFETTO E NON ESISTE PROPRIO CHE DURANTE UNA SERATA IMPEGNATIVA SI RIESCE A COMBINARE INSIEME UNA PIETANZA CON UNA PIZZA NELLO STESSO TAVOLO I TEMPI DI ATTESA SONO DOVUTI ALLA COTTURA AL MOMENTO DEI PIATTI, DIVERSAMENTE SI FA’ COME IN AMERICA E FORSE ANCHE QUI’ IN ITALIA , CON PRODOTTI CONGELATI NEL MICROFORNO E VIA A CATENA DI MONTAGGIO…… scritto da patron osteria con cucina da samara

credo che manchi un punto fondamentale alla fine: la ricevuta con il conto dettagliato, evitando che ti venga detto a voce un totale “simil-stracciato” perchè senza la ricevuta ti illudono che il prezzo è minore…

ti sbagli Ale, di ristoranti che rispettano i 25 punti ce ne sono e forse qualcuno arriva anche a 30… per rispettare certi punti, ci vuole gente qualificata a lavorare e certa gente ha dei costi, per far mangiar bene un cliente ci vuole qualità, per mentenere pulito un locale non e semplice, avere una buona carta vini, avere un menu sempre disponibile. Ma queste cose a chi le racconti ??? Partiamo dal punto che la ristorazione è un arte e passione e chi la pratica lo fa per amore e per il gusto di coccolare il cliente in tutti gli effetti e accompagnarlo all’uscita con il sorriso e il piacere di averlo servito. Ma molta gente non è educata nel mangiare e nel comportarsi a dir il vero non ha cultura per la ristorazione!!! il CLIENTE HA SEMPRE RAGIONE??? no!!! il cameriere serve la gente perche è un lavoro… “ma non è UN SERVO” andare al ristorante vuol dire rilassarsi godersi atmosfera e cibo e quanto hai cazzi per la testa rimani a casa! quanti di NOi escono fuori a cena e lasciano la mancia al cameriere per segno di ringraziamento??? e non venitemi a dire che non avete soldi…. quanti di voi tra una porta e l’altra, mentre si serve del vino ci si spiega un piatto o un vino si e permesso il lusso di ringraziare??? e non venite a dirmi che è il suo lavoro… quanti di voi conoscono il modo di mettere le posate nel piatto??? quanti di voi notano presentazione di un piatto e organizzazzione del ristorante, e se cisono davvero ristoranti che non rispettano nessun punto perche ci andate??? perche si paga poco??? il cliente va accolto, accompagnato, servito, il cliente va pulito, il cliente va ringraziato, al cliente bisogna sottomettersi, al cliente va offerto il conto e va salutato….. ecco cosa vuole molta gente!!! il cliente va sopportato e come regalo si porta i figli che saltano e ballano nel ristorante a rompre le palle all’altra gente che mangia, con i soldi pagate il conto ma non combrate nessuno!!!

OKKIO ragazzi quanto entrate in un ristorante un buon cameriere nota il vostro comportamento il vostro modo di sedervi, di ordinare di cosa poggiate sul tavolo ed è proprio in base al vosto comportamento che un cameriere si comporta e si riserva del piacere di rivedervi o meno…

Provate ad uscire poche volte, ma buone! e poi saprete riconoscere la diferenza tra ristorante e ristorante…. buon anno a tutti!!

Oggi dopo un’attesa interminabile tra una portata e l’altra, preso da sconforto e noia, ho chiesto il caffè e il conto annullando l’ordinazione del secondo piatto fatta alle 13:15 e del quale alle ore 15:00 ancora non vi era traccia. Premesso che il ristoratore non ha fatto una piega e non mi ha addebitato l’ordinazione annullata, mi chiedo, che diritti ho io come cliente e che diritti ha lui come ristoratore. Per capirci, quanto deve essere un tempo massimo di attesa tra una portata e l’altra.

sosa ma ke cazzo dici?????????????????????? non è vero ke ci sputano dentro e x di più almeno qua fanno di tutto xkè il cliente nn possa mai mandare indietro nnt.. sennò lo perderebbero.. e lo direbbe pure in giro nn siamo tt cretini come te!!!! ma dove vai a mangiare tu nei motel delle autostade? io ci sono cresciuta nei ristoranti.. so cm funziona.. x di più le cose buttate nn avrebbe senso riportarle a tavola xkè ci andrebbero a perdere.. qua (vivo a sorrento.. in costiera amalfitana) si mettono in sekki e si vendono agli allevatori di maiali,e si rendono pure bei soldi credimi.. ma forse io ho vissuto in ristoranti troopo chic x te ke sei abituato agli autogrill ragiona prima di dire cazzate!!

Ma un decalogo per i diritti del ristoratore, per il rispetto del lavoro, per la par condicio, è possibile pubblicarlo?

si parla di carta dei diritti del consumatore, per molti ristoranti è un utopia, perchè tantissimi ristoranti non solo non hanno la carta dei vini, ma non hanno nemmeno il menù. e quindi si va a braccio, non sapendo cosa mangi perchè te lo dicono a voce e cosa bevi ( idem) ma principalmente non sai quanto ti costa. perchè non si fanno più controlli, come lo fanno per i mancati scontrini fiscali non rilasciati nei bar o negli alimentari, dove i tutori dell’ordine giustamente si mettono davanti al locale, e fanno la multa sia al consumatore che al comerciante? Io proporrei per chi non è in possesso del menu o della carta dei vini,al momento della richiesta da parte dei tutori, la chiusura per almeno un mese. Cari ristoratori, è anche nel Vs. interesse, in modo che il cliente a fine pranzo non ha la sorpresa del conto (vedi il conto dei turisti giapponesi a Roma) e quindi il blocco della digestione.Ricapitolando, prima ancora della carta dei diritti, che è una cosa sacrosanta, sollecitate le associazioni di categoria e anche quella dei consumatori, affinchè i ristoranti abbiano ed espongono il menu, e la finissero d servire del vino sfuso in damigiana da 5 litri dal costo di pochi centesimi a litro, per il famoso vino della casa, il vino deve arrivare a tavola in bottiglia sigillata se è alla spina o proviene dal bag box ambedue devono essere a vista, perchè il cliente deve sapere cosa sta bevendo se un fetido vino da tavola o un igt o un doc. Complimenti per l’iniziativa.

Bisognerebbe sapere in quali ristoranti è andato a mangiare il beneducata signora che ha cercato di scrivere questa sorta di 25 comandamenti, immagino che dopo una pessima giornata di lavoro è incappata in un ristorante che ( purtoppo capita ) a sua volta stava attraversando una serie di sfortunati eventi. Le regole anche se non scritte esitono già sia per i ristoranti che per i clienti…e poi se proprio vogliamo essere puntigliosi: 1 ) L’ ospitalità è sempre al primo posto per il proprietario di un ristorante che vuole avere clienti, se non si ha questa sensazione all’ingresso è meglio cambiare subito ristorante. 2 ) A meno che ,il ristorante in questione non abbia, solo un tavolo, non esistono tavoli “migliori” per tutti i clienti…Spesso chi non viene trattato come un vip è semplicemente perchè è sgarbato con chi cerca di essere gentile ( come chiaramente specificato al paragrafo 8 ). 3 ) Questo paragrafo si contraddice con il 5 quando avrà deciso quale dei due vuole vedremo… 4 ) Questo paragrafo è una specifica ai paragrafi 1 e 2 . 5 ) A questo punto la cosa si fa interessante perchè riprende i paragrafi 1 , 2 e 4 ed inoltre decide quale strategia aziendale bisogna adottare ( ci faccia sapere pure cosa vuole come aperitivo ). 6 ) Non può riversare sul ristorante l’educazione di clienti. 7 ) Posso concordare. 8 ) In caso di contestazioni è utile avere un nome di riferimento al posto di descrizioni del genere : ” era quel cameriere basso, spettinato con gli occhiali sporchi “. Potrei continuare ma…francamente non ne vedo il motivo…e poi c’è la legge di marcato che decide per tutti…se non ti trovi bene in un posto, CAMBIA!

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